La punizione del romanzo di Danila Passerini


Vi dirò, questa è la prima volta che mi trovo a parlare di un libro che ho ricevuto direttamente dalla sua autrice. Ammetto che la cosa inizialmente mi ha un po' spaventata. E se poi non mi piace?, mi dicevo. Anche perché Danila è stata di una cortesia e di una simpatia infinite, mi sarebbe dispiaciuto un sacco doverle stroncare l'opera.
Perciò è stato con un certo timore che ho iniziato la lettura di La punizione del romanzo, edito da L'Erudita nel 2013. È bastata una pagina e mezzo per sospirare di sollievo: mi stava già piacendo. Certo, ho notato dei difetti e non posso certo esimermi dal segnalarli, però la lettura è stata comunque gradevolissima. Meno male.
Parliamo un po' della trama, che è spettacolare. Italia, un ipotetico futuro post-Terza Guerra Mondiale. Un mondo di pace, amore e altruismo. Un mondo pulito, tecnologicamente avanzato, moralmente ineccepibile. Che poi la particolare forma di governo (ogni anno cambia, i rappresentanti pescati a sorte tra tutti i maggiorenni, tranne i pazzi e i criminali) non mi spiace neanche, visto come stiamo messi io un pensierino ce lo farei... ad ogni modo, c'è Filippo. Questo ragazzetto di sedici anni, un irritante bulletto che prenderei ripetutamente a sediate sulla schiena. Egoista, privo di empatia, narcisista, si diverte a tormentare i compagni più deboli ed è innamorato perso di Eleonora, una compagna di classe che, giustamente, lo schifa.
Ora, in questo mondo tecnologicamente avanzato, le lezioni si tengono in mezzo a proiezioni 3D, si può viaggiare nel tempo e, soprattutto, si può entrare nei libri. Quest'ultima possibilità viene realizzata come punizione estrema da adottare con gli alunni più indisciplinati e persistenti nel loro rompere le scatole al prossimo. E dunque, dopo l'ennesima cavolata, Filippo viene mandato nel mezzo de I promessi sposi, a rivivere l'opera dal punto di vista di Don Rodrigo, il suo personaggio preferito. E com'è giusto che sia, da qui in poi non vi dico più nulla.
È una lettura innegabilmente leggera e divertente. È narrato in prima persona da Filippo e in diversi punti sono scoppiata a ridere, mi è piaciuto il modo in cui il protagonista interagisce con l'ambiente de I promessi sposi. Ho apprezzato un sacco il guizzo d'italianità nella scelta dell'opera in cui spedire Filippo, soprattutto considerando le ore di lezione sull'opera manzoniana che, volenti o nolenti, ci siamo dovuti sorbire tutti. Senza offesa per l'esimio Alessandro, però passare due anni su un unico libro non è che sia proprio... come dire, entusiasmante. Diciamo che questo libro mi sarebbe stato decisamente di conforto.
Però c'è qualche però e non è che posso tacerlo, no?
Allora, all'inizio viene raccontata in modo molto chiaro e lineare la condizione familiare di Filippo e ciò che l'ha portato a diventare un irritante bulletto. Io ho trovato la spiegazione in sé molto credibile, però avrei preferito che la narrazione fosse dilazionata nel corso del romanzo. Cioè, non tutto in una volta all'inizio, ma un pezzetto aggiunto al puzzle poco a poco.
Inoltre certi dialoghi mi sono sembrati un po' forzati e veramente poco credibili, anche se ho compreso la loro funzionalità ai fini della trama.
E... e no, beh, quello che sto per dire adesso non è un vero e proprio difetto, è più una mia personale osservazione. Allora, vi dicevo prima del contesto futuristico buonobellobravo, no? Con l'umanità che ha imparato dai propri errori e prosegue pacificamente su un sentiero costellato di bontà... ecco, diciamo che nella spiegazione del contesto sono presenti un paio di episodi che mi hanno fatto stringere le labbra. Cioè... no.
Torniamo indietro di qualche recensione, avete presente A volte ritorno di John Niven? Ne avevo parlato QUI. Il capitolo iniziale mi aveva infastidita perché la voglia di giustizia e rivalsa dell'autore era troppo evidente, il suo bisogno di soddisfazione si era fatto largo troppo prepotentemente nel romanzo, rendendomelo poco credibile e troppo consolatorio. Ecco, in La punizione del romanzo c'è un punto in cui accade un po' la stessa cosa. Vorrei poterci credere, però... però l'essere umano non sempre impara dai propri errori. A volte continua imperterrito a rotolarsi nel proprio sterco ed è felice così.
Quindi! Chiudo qui la recensione e vi consiglio il suddetto libro con qualche riserva,  diciamo che dipende da quanto giudicate importanti i difetti segnalati poc'anzi. Comunque sia, a me è piaciuto, mi ha divertita e... beh, se avete problemi con Manzoni...