Questioni delicate che ho affrontato con l'analista di Matthew Klam


Questioni delicate che ho affrontato con l'analista di Matthew Klam, tradotto da Matteo Colombo, edito in Italia dalla MinimumFax nella collana tascabili 'mini' nel 2012.
Vediamo un po', come comincio? Perché ho un paio di premesse da fare, prima di parlare dell'effettiva storia, o meglio, delle storie presenti in questo libro, che è una raccolta di sette racconti. Allora, prima di tutto non sono minimamente d'accordo con quello che ne dice Zadie Smith. Ora, non che io intenda farglielo sapere, però mi pare giusto dirlo almeno a voi. Zadie – autrice di L'uomo autografo, che mi è piaciuto un sacco - dice che questo libro 'fa morire dal ridere'. E io mi chiedo se l'abbia letto davvero o se sono io a sbagliare nel non trovare nulla di comico in questi racconti, le cui uniche tematiche in comune sembrano essere rapporti di coppia instabili e protagonisti frustrati, avvelenati, spesso codardi, qualche volta pure stronzi. Non ho trovato ironia o risate, solo tanto squallore.
Cioè, ammetto che forse il mio punto di vista è un tantinello estremista, ma a me delle persone così fanno più tristezza che altro. Non sono le loro vite ad essere piatte e monotone, sono proprio le loro menti. In un certo senso questi racconti mi hanno dato i brividi più di Dead Set – è una serie sugli zombie, l'ho vista ieri e la consiglio assai.
Ad ogni modo, trattavasi di una mia sensazione personalissima e visto che Zadie Smith si è schiantata dal ridere e pure Dave Eggers fa la olà sul retro di copertina, boh, vedete voi. Iper-realismo, c'è scritto. Parossissismo dell'orrore umano, aggiungerei.
Con questo non voglio né posso dire che non mi sia piaciuto. Anzi. Nonostante l'irritazione cocente per (buona parte de)i personaggi sono rimasta incollata alla poltrona a sorbirmene uno dietro l'altro, mettendo una pausa di qualche manciata di secondi tra l'uno e l'altro per potermi preparare ad un'altra storia. Alcuni seguono una classica narrazione cronologicamente lineare, altri rimbalzano dal presente ad uno scorcio del passato e poi di nuovo al presente. Indubbiamente scritto benissimo, mi ha comunicato chiaramente quella sensazione di sole troppo brillante quando si è disturbati di stomaco e col mal di testa. Non so bene come spiegarmi, se non con la parola 'disturbante'.
I racconti, vediamo.
Il primo parla di Sam, questo tizio di successo, amante delle donne, più o meno seguace della moda e della bella vita che, ad un certo punto, si trova ingrifatissimo per un musicista country di nome John.
Il secondo parla di questo mezzo fallito, Vincent, che va a trovare il fratello e la moglie, il primo PR per la mafia e la seconda sterile.
Il terzo – tra i miei preferiti – parla di questa coppia in crisi che va in un villaggio vacanze e fa amicizia con un'altra coppia.
Il quarto – decisamente il mio preferito – è su una coppia gravata dal peso del padre di lei ricco sfondato e squallidamente stronzo, oltre che dispensatore di vil denaro.
E così via. Scorci di poche decine di pagine su un particolare momento di crisi nella vita di una coppia, o forse di uomini in crisi all'interno di una coppia. Accade così poco, o almeno, accadono cose tanto normali, tanto umane, eppure resti lì a leggere, gli occhi fissi sulle pagine. Una sensazione d'intimità un po' sporca, tipo reality show.
Quindi, che dire? Non è per tutti, perciò mi sento di consigliarlo a quelli che hanno voglia di una lettura 'così'. Un'autopsia del genere umano, secca, fredda, lucida. Anche irritante, a tratti. Volutamente, però.