Annotazioni sulla varietà delle copertine-clone


La domenica è un giorno funesto. Grigio. Statico. Noioso. E dire che io non sono una che si annoia facilmente, anzi. Anche perché ho sempre qualcosa da leggere a portata di mano. Sto finendo Cinque quarti d'arancia di Joanne Harris – riuscirò a stringerle la mano il 14? - e lo sto adorando sempre di più ad ogni voltare di pagina. Eppure è una giornata 'un po' così'. Sono le 16.30 passate e sono ancora in pigiama. Mi sento il sangue denso, le ossa molli e una brillante voglia di fare schiacciata sotto una coltre di pigrizia. È come se fossi rimasta indietro su una tabella di marcia che non esiste, capite?
Ad ogni modo, mi premeva di narrarvi di questa ricerchina cui mi sto dedicando negli ultimi giorni. Dovendo preparare una tesina per il corso di comunicazione visiva, ho deciso di approfittarne per dedicarmi a un argomento con cui mi trastullavo mentalmente da un po', ovvero l'omologazione del soggetto e cromatica nelle copertine dei libri di narrativa. Non so se avete notato, ma da qualche tempo ci sono case editrici le cui copertine paiono ricalcare mille altre pubblicazioni. Ed è una scelta che secondo me tende a soffocare un libro con il successo di un altro. Voglio dire, magari quella copertina potrà attirare lo sguardo di un possibile lettore, ma riuscirà a convincerlo? Non si rischia piuttosto di cancellare il dato libro come titolo indipendente e renderlo troppo riconducibile al suo simile più fortunato? Ad esempio, qualche settimana fa sono passata davanti alla vetrina di una libreria e ho notato una copertina praticamente identica a quella di L'Ombra del Vento. Come composizione, come colori, come soggetto... tutto. Eppure non ricordo neanche vagamente né il titolo né l'autore. Tutto ciò che quella copertina è riuscita a fare è stato mettermi in testa L'Ombra del Vento.
Comunque sia, per svolgere questa ricerca, prima di tutto dovevo raccogliere un po' di materiale. Perciò sono andata in libreria, armata di penna e taccuino e mi sono messa ad appuntarmi caratteristiche e titoli di tutti i libri che mi parevano poter rientrare nella tesina. E dopo un po' ho cominciato a notare una varietà di temi assai più ampia di quanto non pensassi. Giusto per farvi capire, mi sono appuntata categorie come:
'Tizie che porgono oggetti'
'Tizie in primo piano'
'Tizie viste da dietro'
'Tizie con vestito gotico che si struggono'
'Farfalle'
'Case immese nel buio'
'Cupcake'
'Scarpe col tacco'
E via così. L'omologazione è presente a livelli sconcertanti anche nei titoli. Soprattutto si ripetono allo sfinimento le parole 'vento', 'segreto', 'proibito', 'colazione' e declinazioni varie. Un continuo citarsi a vicenda che confonde e perplime. Giusto per andare sul sicuro, sto controllando poco a poco i titoli originali, per poterli comparare con la loro traduzione. Immagino non vi sorprenderà sapere che solitamente non c'entrano nulla.
Tra l'altro, una cosa che mi ha stupita molto è stato notare come Garzanti sia forse la casa editrice più presente nella mia lista. Più della Giunti, della Piemme, della Newton Compton. Ammetto che questa cosa un po' mi ha stupita. Voglio dire, la Garzanti. Mi aspettavo invece una presenza più marcata della Mondadori, invece in tutta la lista ci sono giusto un paio di titoli. Sono stupita.
Chiudo questo post un po' raffazzonato ammettendo di avere approfittato della gentile curiosità di una delle libraie – che si è dimostrata incredibilmente cortese e interessata, considerando che ho passato qualcosa come due ore e mezza a gironzolare per la libreria scribacchiando appunti – per notificare la collocazione sbagliata di un libro di Dan Rhodes, erroneamente infilato in mezzo ad un cumulo di romanzi rosa. Sono pignola. Dio, quanto sono pignola.
In conclusione, se dovesse venirvi in mente qualche categoria particolare o qualche titolo adatto alla mia ricerca, vi pregherei di farmelo sapere. Sarà dura, ma credo che nel frattempo andrò a vestirmi.