Ricorderete – forse...
ma magari anche no – che qualche tempo addietro mi sono imbattuta
in un Libro Brutto. Che son salita sul treno con quell'unico tomo a
farmi compagnia, affacciandomi su una giornata che mi prospettava due
viaggi di tre ore e mezza l'uno. Ecco, oggi parlerò di quel libro.
Quello brutto.
Non ho finito di
leggerlo, lo ammetto. Non ce l'ho proprio fatta. Un po' perché
storcevo il naso ogni volta che mi cadeva l'occhio sulla sua
copertina ingannatrice e un po' perché ero distratta da ben altre
letture. Credo di essermi letterariamente innamorata di Carlos Ruis
Zafòn. Cioè, ho tra le mani L'ombra del vento e Il gioco
dell'angelo, mi devo rimettere a leggere un libro brutto? No, dai,
non ne ho la forza. Non avendolo finito, comunque, è mio dovere
sottolineare che sono arrivata soltanto a metà, quindi magari dopo
quel punto, si sarebbe anche potuto riprendere. Chi può dirlo?
Quello che posso dire è che, fino a metà, è ancorato alla sua
essenza di Libro Brutto.
Vi avverto! Qui spoilero un po'. Un bel po'. Perché non vedo cosa possa esserci di piacevole nel leggere questo libro, che vi sconsiglio profondamente. L'unico lato buono della faccenda è che un aspirante scrittore può scovarci millemila errori e prenderlo ad esempio per non ripeterli. Comunque, vedete voi. Io vi ho avvisati.
'La biblioteca dei
libri proibiti' di John Harding, inspiegabilmente
pubblicato da Garzanti nel 2010. Il titolo originale sarebbe
stato 'Florence and Giles', ovvero il nome della protagonista
e del fratello minore. Ma approfittiamo gioiosamente del trend delle
biblioteche, anche se qui la stessa ha un ruolo marginale solo
nell'educazione di Florence e non nello sviluppo della trama. Una
trama che io, fino a metà, non sono riuscita a comprendere. Ad un
certo punto ho strizzato gli occhi e distanziato le pagine dal viso,
realizzando che stavo leggendo quello che avrebbe voluto
essere una specie di thriller-horror-goticheggiante e che io fino a
quel punto avevo preso per una lettura per bambini camuffata con una
copertina promettente e un titolo che c'entrava ben poco.
Allora, Florence e il
fratello condividono il padre, ma hanno madri diverse. Tutti morti,
comunque. A crescerli, o meglio, a 'rilevarli' è lo zio bacchettone,
di cui non riesco a trovare il nome neanche sfogliando il libro, che
non vede di buon occhio l'educazione delle fanciulle e che lascia la
nipote ignorante come una zappa, proibendole di leggere, scrivere o
che altro. In casa ci sono un autista, una cuoca-cameriera e una
governante, che tiene i conti della casa. Lo zio, seppure
ricchissimo, è spilorcio come non mai per quanto riguarda i nipoti,
cosa che onestamente mi puzza un po'. Le ragioni della sua
tirchiaggine non sono spiegate, specie se si considera che i due
nipoti risiedono in un'enorme magione di famiglia, quando potrebbero
essere alloggiati in appartamenti ben più modesti e seguiti da
un'unica persona. Comunque, Florence arrivata ad una certa età
impara a leggere. Da sola. Mi pare a otto anni. Ripeto, da sola.
Senza avere mai avuto nessuno accanto che leggesse o che le spiegasse
cos'è un libro. No, lei a otto anni decide d'imparare a leggere,
senza aver mai ricevuto uno stimolo in vita sua. Volendo, questa
decisione si sarebbe potuta spiegare con una governante precedente e
scomparsa, che era sempre persa nei libri. È vedendo e imitando, che
s'impara. Ma no, Florence fa tutto da sola, senza aiuto. Già questo
mi aveva lasciata un po' così. Nel giro di pochissime pagine,
Florence ha 12 anni, il fratellino Giles 8 e compare nella loro vita
un certo Theodore Van Hoovier, un pirlotto alto e goffo che
s'innamora perdutamente della ragazzina a prima vista. Così,
a'ggratis. Dopo circa mezzora dal loro primo incontro, le chiede un
bacio. Proprio come dovrebbe fare un personaggio timidissimo e goffo
nel 1891, no? E lei gli chiede in cambio un componimento.
Bruttissimo. Ma lasciamo stare.
Allora, la trama è...
confusa. Dovrebbe esserci un mistero, ma non è chiaro quale sia
questo mistero. Fatti e personaggi si accavallano alla rinfusa,
scompaiono e ricompaiono quando viene comodo alla trama, tra loro si
instaurano relazioni incomprensibili... ad esempio, Florence ci viene
descritta come un topo di biblioteca, una che ha sempre bisogno di
avere un libro in mano, di leggere, conoscere e quant'altro.
Tralasciando il fatto che è impossibile che per anni nessuno si sia
accorto che sapesse leggere, né trovo plausibile che la sua assenza
pomeridiana quando sgattaiola in biblioteca non venga notata per
anni, Florence si bagna le labbra pomposamente con nomi famosi e
autori accreditati, ma basta che compaia un ammiratore che, bum, cade
innamorata come una pera cotta e non riesce più ad interessarsi alla
lettura. Ricordo poi una particolare figura retorica senza alcuna
forza e con un appiglio fragilissimo alla scena, un corvo sulla neve.
Ecco, per un discreto tot di pagine ogni tanto tornava, puntuale come
la morte, questo corvo sperduto nella neve. Poi, dopo un po', più
nulla, viene dimenticato.
I personaggi sono
piattissimi, non hanno una vera e propria caratterizzazione, sono
praticamente intercambiabili. Sono lì solo per fare da contorno a
Florence, delle sagome deambulanti con cui dialogare. E i dialoghi
sono pessimi. Giles, il fratellino, è descritto come timidissimo,
eppure appena uno si avvicina corre a fargli domande eminentemente
stupide. C'è un punto, poi, in cui mi sono dovuta arrendere
all'incapacità dell'autore di interessare il lettore. Ad un certo
punto, Giles viene tolto da scuola, essendo stato vittima di
maltrattamenti. Lo zio decide quindi di avvalersi dell'aiuto di
un'istitutrice e giunge quindi questa signorina Whitaker. Che ha a
malapena il tempo di comparire, prima di crepare. Così. Una misera
mezza pagina è stata dedicata al fulcro del romanzo, un omicidio
incomprensibile e dai risvolti arcani. Mezza pagina da quando la
vittima compare per la prima volta alla sua morte, che rimane un
mezzo-mistero finché la nuova istitutrice non chiede a Florence di
parlargliene. Comprendo che l'autore volesse creare un po' di pathos,
nutrire la nostra curiosità, ma... ma non ce l'ha proprio fatta. Non
mi ha fatto trasalire e pensare 'Oh! Cosa sarà successo?' con la
mano premuta sul cuore, mi ha solo fatto aggrottare le sopracciglia e
mormorare 'Ma che ca...?'.
Piccolo stacco. Ho voluto
sfogliare velocemente la seconda metà del libro, un po' perché mi
chiedevo dove sarebbe andato a parare e un po' perché mi rimordeva
la coscienza a recensire qualcosa che non avevo finito di leggere.
Ora, dov'è che va a parare la trama? Nel nulla. Non ha senso. Questo
finale non ha assolutamente senso. È uno di quelli che proprio mi
danno fastidio, anzi. Sapete, quando un autore vuole stupire e allora
ti tiene tutto nascosto, ti svia tranquillamente e poi salta fuori
con una conclusione improponibile a cui non avresti mai potuto
pensare, non per la sua astuzia, ma proprio perché non ha niente di
plausibile. Tra l'altro, nel corso di questo finale fatto di
coincidenze schifosamente fortuite, non solo non viene spiegato nulla
del 'mistero', né viene fatto cenno a personaggi che sono stati
bellamente abbandonati, ma Florence si macchia di un atto di cui non
sarebbe mai stata capace, considerando la sua caratterizzazione.
Davvero, mi irrita un esito del genere. È una presa per i fondelli
bella e buona, questo libro sta battagliando con 'Il bacio d'argento'
per il podio del putridume letterario.
In sintesi, avvenimenti e
personaggi piallati su una trama inconsistente, piccoli spunti
aggiunti al mucchio per motivare scelte improbe e poi dimenticati,
come se non ci fosse bisogno di spiegarli. Florence, forse, è la
meno caratterizzata di tutti. Non ha senso, il suo personaggio, non
più degli altri. Tra l'altro, ho dei dubbi anche sulla competenza
storica dell'autore. Nel 1891 è credibile un ragazzo e una ragazza
vengano lasciati soli durante il loro primo incontro?
Ha poi avuto senso che lo
zio fosse bigotto o tirchio? Che ruolo ha avuto il divieto a Florence
si leggere? Come vengono spiegate l'astuzia improvvisa della
protagonista e la sua incredibile capacità di giocare con le
persone, considerando che ha passato un'esistenza da reclusa con il
fratellino e tre servitori imbecilli? Perché la signorina Whitaker?!
No, davvero, non ho
parole.
Se non ci fosse Zafòn a
risollevarmi morale e fiducia nell'intelletto umano... a presto :)