Della natura intrinsecamente umile e dilettantesca dei blog letterari e della pochezza delle nostre interazioni.


E tanto per cambiare, dopo aver disertato la promessa recensione di 'Il Profumo' – quasi pronta, ancora appena da rifinire – mi cimenterò con l'arrovellamento delle mie meningi su temi che mi sono stati proposti da altri blog. Ribadisco che l'universo dell'Internet quasi mi commuove, nel suo continuo collegare menti e concetti.
Ad ogni modo. Qualche ora fa mi sono accostata al mio caro Pc e mi sono messa a scartabellare tra i vari blog alla ricerca di discussioni interessanti. E ne ho trovate, eh. Anche troppe. E ce ne sono un paio che non soltanto ho reputato notevoli ed avvincenti, ma i cui sfilacciamenti mentali mi hanno seguito per tutta la mattina, mentre facevo il bagno, mentre cambiavo la sabbietta dei gatti, mentre mi rifacevo il letto. Quindi, una volta tanto, ho deciso di commentare. Di aggiungere del mio.
Seguo da diverso tempo e con una certa assiduità Prove Tecniche di Sogni e quest'oggi vi ho trovato ben due questioni degne di indurre riflessioni in tutti noi che ci accostiamo all'Internet con l'idea di discutere di libri. Mi farete contenta se andrete a sbirciare ove i link vi condurranno, per poi dirmi ciò che ne pensate. In caso, linkate la vostra risposta nei commenti, sarò lieta di leggerla :)

Questione interessante n.1, la penuria di collegamenti, ritrovi o spazi condivisi tra book-bloggers. Avrei creduto che al Salone di Torino – ove non mi sono recata, cosa che tuttora mi brucia 'l core – i vari blogger si sarebbero incontrati, conosciuti, stretti la mano. Che tra gli avventori certi avrebbero fatto mostra di un cartellino recante il loro alias, per farsi riconoscere da follower e 'colleghi'. Che avrebbero avuto luogo tavole rotonde, approfondimenti, discussioni, un circolo di sedie piene di lettori e recensori per sviscerare il fenomeno che li ha visti collegarsi. E invece nulla o quasi. Almeno, così mi hanno comunicato i vari blogger di cui ho letto e gradito i resoconti. Perché? È un quesito che si pongono sia Marta, del già citato Prove Tecniche di Sogni che Alberto da Con Altri Mezzi. Ed effettivamente è un gran bel quesito. È un enorme 'Perché?' cui riesce difficile rispondere.
Voglio dire, siamo tutti lettori forti. E già è difficile conoscerci e riconoscerci, tra lettori. Tra di noi, poi, c'è chi sfoggia un'indiscutibile competenza e con cui sarebbe innegabilmente piacevole discutere, scambiarsi opinioni, chiacchierare sulle varie esperienze legate all'atto del bloggare etc. E invece no. È un Salone del Libro, una manifestazione appositamente calata dall'alto per raggrupparci tutti insieme in un ambiente a noi più che familiare e più che amato, eppure... niente.
Oh, io lo dico e lo propongo, al primo festival di letteratura cui partecipo mi piazzo sul davanti della maglia un cartellino d'identificazione. E se ci siete, ci si fa due chiacchiere.

Repentino cambio d'argomento, nonché Questione interessante n.2.
Su Critica Letteraria, che seguo, apprezzo e rispetto, è stato pubblicato da Gloria Ghioni 'La critica annega nella propria democrazia', cui hanno dato seguito con le loro pertinentissime risposte Marta Manfioletti su E-letteratura, Arturo Robertazzi sull'omonimo blog, nonché La Pantofola Digitale. Invito chiunque sia interessato all'argomento a leggersi tutti i vari post, perché le riflessioni non sono scontate né pompose e la discussione si articola in modo chiaro e sempre composto nonostante l'assoluta divergenza di vedute, cosa che io apprezzo sempre parecchio.
Mi sento di aggiungere qualcosa di mio. Tanto per cominciare perché comprendo il punto di vista di Gloria, anche se in buona parte non posso dire di condividerlo. Inoltre, quale blog è più umile e autolegittimato di questo? Eppure sì, mi viene da chiamarlo 'blog letterario'. Perché è la parola 'Blog' che di per sé, a mio avviso, specifica la natura dilettantesca delle recensioni proposte. Personalmente non ho mai preteso di potermi definire 'critica' letteraria solo perché mi diletto a recensire libri. Non più di quanto preparare una torta non mi renda pasticcera, non più di quanto pubblicare un racconto su Internet non mi renda scrittrice. Mi sento cultrice, fanatica, appassionata. Sento il bisogno di discutere, spremere le mie riflessioni fuori dalle mie dita e condividerle con altri, in cerca di risposte e di stimoli, ma sono cosciente della pochezza delle mie competenze in materia di critica o di storia della letteratura. Sono certa che le mie recensioni non potranno mai essere ricche e precise quanto quelle di un professionista, che ha compiuto i suoi bei studi e che alla vista del mio blog può solo sorridere con condiscendenza. E innanzi alla sua cultura e alla sua preparazione m'inchino e mi faccio da parte. Ma questo spazio piccolo e manchevole è mio e non c'è nessuno cui io debba far posto con umiltà. È un blog e io sento che è giusto definirlo letterario, così come sarebbe ingiusto definirmi 'critica'.
Tuttavia capisco e, in piccolissima parte, condivido i dubbi di cui Gloria ci rende partecipi. È vero che la 'democratizzazione' portata dalla condivisione potenzialmente universale di Internet ha fatto sì che anche chi non ha nulla da dire potesse sorgere dall'anonimato aprire un blog, notificandoci la sua esistenza come lettore. Mi imbarazza un po' parlarne in questi termini, visto che io il mio blog l'ho aperto ed esposto al vasto pubblico dell'Internet, cosa che mi rende attaccabile come e quanto coloro cui mi riferisco. Tuttavia, ho deciso di aprirlo non soltanto perché mi andava, ma perché sentivo di avere qualcosa da dire e quasi nessuno cui dirlo. Avevo la testa piena di riflessioni sui libri, le dita frementi di scrivere e gli occhi ansiosi di leggere risposte. Avevo – e ho ancora – qualcosa da comunicare. Giusto o sbagliato che sia, non credo si possa affermare che io non abbia niente da dire. Mi si può tacciare d'essere imprecisa, superficiale, incompetente, di fare errori ortografici. Ma ho sempre qualcosa da dire sui libri che recensisco e sulle tematiche che tratto. E credo sia questo a legittimare il mio essere blogger. Tuttavia mi capita talvolta, vagheggiando per blog, d'imbattermi in pagine di cui non riesco bene a spiegarmi l'esistenza. Recensioni che non sono altro che brevi riassunti, privi di riferimenti allo stile, all'autore, all'intreccio... eppure i blog che propongono queste 'recensioni' sono seguiti, letti, commentati. Anche se non offrono nulla più di una traccia della trama, l'immagine della copertina e un non troppo utile 'Commovente/Deludente/Bello/Brutto'. E il loro relativo successo mi sconcerta e mi confonde, lo ammetto. Ma se questi blog hanno un loro rispettabilissimo seguito, è evidente che va bene così. E se, per quanto in termini pressapochisti, trattano di letteratura, io li definirò 'blog letterari'.
In sostanza, credo che ci sia un abisso tra essere critici ed esporre delle critiche. La professionalità la esigo dai professionisti, non dagli amatori. Certo che mi capita di storcere il naso davanti a certe superficialità decantate, ma Internet è meraviglioso proprio perché implica la possibilità di una risposta. E credo che questo mio post l'abbia dimostrato.

Chiudo qui con la questione della democratizzazione e dell'autolegittimazione dei blog. O meglio, alla luce di quanto detto finora, non ho nulla da aggiungere. Anzi, ho aggiunto fin troppo. In realtà volevo discutere anche di un altro argomento trovato vagheggiando qua e là, ma direi che sono andata anche troppo per le lunghe. Quindi vi saluto, vi auguro una riposante domenica e una soddisfacente prossima settimana. A presto :)