È passato un
po' da quando avevo annunciato la recensione de 'Il Profumo' di
Patrick Suskind. Mea culpa. La recensione era semi-ultimata già da
diversi giorni, eppure non riuscivo a risolvermi a terminarla. Ogni
tanto mi prende il fantasma della procrastinazione. Comunque sia,
visto che già ce n'è voluto perché il momento giusto arrivasse,
vediamo di procedere senza indugio.
Patrick Suskind è nato
nel 1949 in Baviera. Ha studiato storia sia a Monaco che in Provenza
e attualmente vive in un paesino della Francia sud-orientale,
cercando di evitare il pericoloso tocco della fama e arrivando
perfino a rifiutare prestigiosi premi pur di proteggere la
tranquillità di un'esistenza riservata.
Una cosa che mi ha subito
stupita è quanto questo libro sia recente. Lo conoscevo di nome,
sapevo che ne avevano tratto un film, vagamente sapevo che vi
avrebbero avuto luogo degli omicidi. Non ne sapevo altro, eppure ero
certa che fosse un classico dell'800. Lo stile ricercato e
particolare dello scrittore potrebbe anche farlo credere, ma invero
'Il Profumo' risale al 1985 ed è stato pubblicato in Italia da
Longanesi lo stesso anno. Non so se sarei in grado di riconoscerlo
come opera moderna, se avessi a guidarmi il solo ausilio della
storia. Non si tratta solo del linguaggio forbito ed elegante, dei
lunghi capoversi esplicativi, del punto di vista che si trasferisce
da un personaggio all'altro quasi senza avvertire e che tuttavia
rimane chiaro e non lascia adito alla confusione. Il narratore
onnisciente che dialoga e presagisce col lettore è ormai caduto in
disuso e non sono in molti ad apprezzarlo. È un narratore esterno,
impalpabile, non ha viso e non ha storia. Eppure sa.
Ci mette in guardia, fruga nel passato del protagonista, Grenouille e
ci narra di vicende che lui stesso ignora. Magari in un certo punto
Grenouille se n'è già andato, si allontanato da un certo luogo e da
certi personaggi, che la logica vorrebbe essere usciti dal romanzo
come le figure secondarie e funzionali che sono. Eppure il narratore
rimane un poco con loro, ci gioca, ce li racconta nel giro di qualche
pagina. Il loro passato e la strada che li porterà ad una fine
sinistra. Poi raggiunge da Grenouille come rincorrendolo e torna a
narrarci delle sue vicende.
Mi piace, il narratore
onnisciente. Quando è benfatto, sottile e non invadente. Suskind è
stato magistrale nell'utilizzarlo.
Ma veniamo alla trama.
Per un attimo ho quasi
pensato di scrivere che 'Il Profumo' narra della difficile storia
d'amore tra Jean-Baptiste Grenouille e Parigi. E in un certo senso è
così che l'ho letto. Ma è difficile parlare di una storia, quando
non riesci a comprendere fino in fondo il modo in cui il protagonista
l'ha vissuta. Comincia con gli odori della Parigi del 1738. Con la
puzza di Parigi, ammorbante, terribile, insopportabile. Una
puzza che accomunava tutti i parigini, una puzza equa e collettiva.
Poi arriviamo diretti alla nascita di Jean-Baptiste Grenouille. Una
nascita disgustosa, nel bugigattolo della madre pescivendola, vicino
al cimitero. Una giornata di un calore soffocante, che estraeva la
puzza di ogni cosa e infettava l'aria. Partorito sotto il banco dei
pesci, il cordone ombelicale reciso dal coltello da pescivendolo,
nasce Grenouille. La madre svenuta raggiunta dai passanti, scambiata
per infanticida una volta ripresasi. Jean-Baptiste appena nato e già
orfano, tra le teste mozzate dei pesci. Presto viene affidato a una
balia, ma questa torna a lamentarsene presso il convento che
gliel'aveva dato in custodia. Padre Terrier ne è stupito e non se ne
spiega la ragione. Un così bel bambino, sano e innocente, eppure la
balia non cede, nemmeno quando il suo compenso viene quasi
raddoppiato. Asserisce, la donna, che 'il bastardo', come lei lo
chiama, sia posseduto dal demonio. Ne è certa perché non ha odore.
Non ne emette alcuno e la balia, irremovibile, rifiuta di
riportarselo a casa. Padre Terrier, scocciato, l'allontana e si
domanda che fare col bambino. Si posa il canestro sulle ginocchia,
riflette sulle parole della balia e intanto si domanda cosa possa
aver fatto quell'innocente per essere tanto sfortunato. Eppure, poco
a poco, qualcosa cambia in lui. Non appena il piccolo Jean-Baptiste
si sveglia, comincia a sentirsi osservato. Anzi, non semplicemente
osservato: giudicato, analizzato, messo a nudo. In poco più di una
pagina, Padre Terrier passa dalla tenerezza alla nausea, fino alla
decisione di liberarsi del lattante il più in fretta possibile.
E più si va avanti nella
lettura, più viene facile comprendere Padre Terrier. Grenouille non
è come noi. Non si tratta soltanto del suo naso infallibile e della
sua innata capacità di percepire e leggere gli odori. La sua totale
mancanza di umanità e di empatia permea l'intero romanzo e non
riesce facile averne pena o sentirsi vicini a lui. Non lo si può
comprendere appieno. Possiamo conoscere le sue aspirazioni, osservare
la sua ricerca per quel profumo, contemplare i suoi guizzi
emotivi. Però non possiamo calarci nel suo personaggio.
Come al solito, non vado
oltre nel parlarvi della trama. Ma questo libro è una perla che vi
consiglio senza indugio. L'intreccio è preciso e delicato e quanto
viene narrato risulta plausibile e coerente, anche quando è assurdo.
C'è qualcosa di perfetto, in questo romanzo. Perfetto.
Vi porgo quindi i miei
saluti e mi preparo a scrivere un post di arrovellamenti
organizzativi.
A presto!