''Le invio un manoscritto. Attendo contratto'' - Aldo Moscatelli

È la seconda volta in poco tempo che mi ritrovo a parlare di quanto ho trovato su questo blog, ancora un po' e la proprietaria finirà per credermi una stalker. Ad ogni modo. L'altro giorno stavo, appunto, vagheggiando per blog. Tra l'altro, non trovate affascinante il ponte che la rete costruisce tra link e link? Io lo trovo meraviglioso. Saltelliamo da una pagina all'altra, esploriamo un argomento da tutti i punti di vista interessati, ci caliamo in tutte le parti possibili di una stessa questione e tutto con l'ausilio di mouse. Clicchi e sei altrove, nella testa di un altro. Non è spettacolare?
… cosa volete che vi dica, io sono ancora ferma al Commodore64. Ogni tanto mi trovo a stupirmi del funzionamento delle lampadine. L'elettricità e i motori per me sono un mistero insondabile.
Dicevo. Trovo questo post e, dopo averne letto e apprezzato le considerazioni, decido di scaricare in questa pagina l'ebook di cui si narra. Anche perché il titolo ''Le invio un manoscritto. Attendo contratto'' già mi fa sorridere, in virtù delle riflessioni che ho esternato in quest'altro post.
… questo post è l'Inferno dei link. Spero di averli azzeccati tutti.
Ma dicevo. Quest'ebook è interessante proprio per il suo voler essere un'ironica testimonianza dall'interno dell'editoria. L'autore, Aldo Moscatelli, ha creato da sé una piccola casa editrice e la gestisce con affetto, scartabellando manoscritti d'ineffabile orridume e avendo a che fare col peggio del mondo letterario.
Scarico quindi quest'ebook (gratuito) e la lettura mi prende. Sarà anche che oltre le velleità da scrittrice ho pure quelle dell'editor (della serie ''un sogno irrealizzabile non è abbastanza, vediamo di fallire su più fronti'') e mi viene facile comprendere quanto l'autore del suddetto pamphlet ha da raccontare. La sfida della piccola editoria che combatte contro orde di mala-scrittura, contro la malafede di alcuni e l'indifferenza di altri. Ammetto che la parte che mi ha trovata più compartecipe è stata quella sulla mala-scrittura, che mi sollazza particolarmente. Perché? Perché sono una brutta persona che fa delle magagne altrui il vessillo del proprio valore. Abbiamo tutti dei lati brutti, ma io mi crogiolo nell'impressione che, se li rivelo pubblicamente, prima o poi scompariranno. Comunque, anche il resto del pamphlet è fluido, scorrevole, a suo modo avvincente. So che non sono aggettivi da non-narrativa, sarà che l'argomento mi appassiona e mi interessa. Infatti l'ho letto in una sera, una tirata non-stop che mi ha fatto bruciare gli occhi e dolere la testa per ore. Già ho problemi di vista, figuriamoci a fissare uno schermo per ore. Però non volevo smettere di leggere. Davvero.
Consiglio questa lettura soprattutto a chi cova velleità letterarie, in quanto evidenzia alcuni errori assai frequenti negli aspiranti scrittori. Leggetelo. Per favore.
A parte tutto, vorrei dire la mia, come lettrice, su un paio di punti. Capisco il punto di vista dello scrittore-editore, che taccia i lettori d'indifferenza o snobismo verso la piccola editoria. È vero, senza dubbio. D'altronde, quei pochi libri derivanti dalle piccole case editrici che ho acquistato e letto presentavano in buona parte degli errori che l'editor di una BIG difficilmente avrebbe lasciato passare inosservato. Non dico che fossero brutti, ma ammetto che né lo scrittore né l'editore vi avevano lavorato abbastanza. Opere potenzialmente ottime restavano discrete, grezze, in certi casi dilettantistiche. Non posso ancora sapere se la casa editrice dell'autore di questo pamphlet sia più o meno capace delle altre che ho assaggiato. Posso dire che se editano e curano ogni opera come è stato curato quest'ebook, grammaticalmente ineccepibile e privo di refusi (peraltro gratuito), li reputo capaci e competenti, sicuramente meritevoli della mia fiducia e quindi del mio danaro.
C'è anche da dire che io, da lettrice squattrinata, sono molto, molto cauta sui miei acquisti, che ultimamente sono scesi ai minimi storici. Il mio limite massimo di spesa è fisso ai 12-13 euro da diverso tempo, che il libro mi attragga o meno. Non so cosa farei senza biblioteche nei paraggi. Rischiare di spendere più di dieci euro (più spedizione) per un libro che potrebbe rivelarsi una ciofeca... ecco, c'è da pensarci. E per quanto io possa capire il punto di vista del piccolo editore, devo anche chiedere al piccolo editore di capire quello del lettore. Non che una BIG possa garantire sempre e comunque la gradevolezza di un libro – e questo l'abbiamo imparato io e le mie finanze – ma di certo aiuta. E quando un libro riesce ad attrarre la mia attenzione grazie a titolo e copertina – che io reputo fondamentale, perché una copertina scadente per me è un segnale di possibile incompetenza anche su altri fronti – non sto a leggerne solo la trama: lo sfoglio. Leggo la prima pagina, la seconda: se mi convince, bene. Se posso permettermi di acquisirlo, bene. Altrimenti, lo rimetto lì. Negli acquisti via Internet questo non è sempre possibile, fanno eccezione quei pochi casi in cui il sito della casa editrice mette a disposizione un assaggio del libro, cosa effettivamente possibile sul sito della Casa dei Sognatori, casa editrice di Aldo Moscatelli (e anche qui tanto di cappello, perché vuol dire credere davvero in quello che si pubblica.)
Tuttavia, se non fosse stato per il post su Giramenti, non avrei mai letto ''Le invio un manoscritto. Attendo contratto'' e conseguentemente non sarei venuta a conoscenza della Casa dei Sognatori. Visto che le piccole case editrici non entrano nelle librerie, farle arrivare ai lettori va oltre il semplice difficile. Io non ho soluzioni per questo problema, quindi me ne sto zitta e mi limito ad attendere che ci pensino gli esperti.
… No, non è vero. Un'idea ce l'ho. È potenzialmente scema e probabilmente fallimentare, eh, però la trovo praticabile. Allora. Si mette in circolazione una copia di un dato libro. Una sola. Si spedisce a un blogger letterario che ne fa un post e che poi lo spedirà a un altro blogger e così via. E alla fine lo si lascia in una qualche biblioteca o... non lo so. Io la butto lì, anche a costo di fare la figura della finta espertona capace solo di sproloquiare a sproposito.