Sai cosa ci farei con quella mimosa? - Questioni di genere

Domani è l'8 marzo. La festa della donna. È da un po che si sente quel fiorelloso qualcosa nell'aria, vero? Link su Facebook, articoli sui blog, volantini con uomini nudi che svolazzano per le strade, allergici al polline che cominciano a soffocare. Quest'anno, però, vorrei dire qualcosa anch'io su questo tema, quindi metterò la mia faccina virtuale sul tema della condizione della donna, che mi sta a cuore come pochi altri temi.
Ho letto che in Italia muore una donna ogni tre giorni, uccisa da un fidanzato o da un marito. Il movente che ricorre più spesso è la gelosia. È curioso come la disperazione per un amore finito si risolva tanto spesso in un efferato omicidio. Curioso e terribile. Laddove una donna è solita piangere e incolparsi, un uomo cova risentimento e trama vendetta.
Oh, non venitemi a dire che sono una femminista fissata e divorata dall'invidia del pene e altre menate. Tanto per cominciare, sì, sono femminista e questo dovrebbe anche essersi capito da un po'. Per quelli poi che son convinti che le femministe vogliano spodestare la Fallocrazia, mettere gli uomini in catene e obbligarli alla suddittanza, beh, c'è poco da fare contro l'ignoranza storica. Siamo seri, via. Le femministe vogliono l'uguaglianza, non la guerra tra i sessi. Ce l'abbiamo l'uguaglianza? Fino al giorno in cui non mi ritroverò a guardare uomini mezzi nudi che danzano sinuosi a fare da contorno a donne in tailleur in televisione, allora mi sa proprio che non ci saremo ancora, a questa benedetta uguaglianza.
Ho una cotta intellettuale per la mia professoressa di sociologia. È una di quelle donne che intravedi forti e sicure dietro un velo di sorrisi e allegria. Con lei ho dato ben due esami – passati anche bene, tra l'altro – e uno di questi era molto incentrato sulla sociologia di genere. Il corso è stato sommamente interessante e vorrei, prima di entrare nel vivo della recensione – perché sì, più avanti parlerò di un libro – riportare un piccolo aneddoto.
Era una lezione sulla rappresentazione dei generi nelle pubblicità. Analisi dell'immagine, dei colori, delle tipizzazioni. Donne oggetto, donne bambine, donne bambole... Ad un certo punto ci viene proposta l'immagine di una nota campagna pubblicitaria di Calvin Klein, che in molti paesi – e ci credo – ha fatto scandalo ed è stata ritirata.



Ora, io non so cosa ci vedete voi. Fate conto che l'ho trovata con la dicitura 'Gang-Rape'. Perché è questo che rappresenta, uno stupro di gruppo. Una donna che viene tenuta ferma per terra da un tizio e altri tre in attesa del proprio turno. Discutevamo di quest'immagine, quando un tizio, che qui chiamerò Cretino – un po' perché non ne conosco il nome e un po' perché onestamente è il primo aggettivo che mi viene in mente – salta su con questa sfavillante opinione: non è stupro, è sicuramente consenziente, infatti non sta lottando. La professoressa, con estremo garbo, anche se potevi chiaramente vedere le sue narici vibrare, ha ricordato che in momenti di estremo pericolo e minaccia, a volte la reazione più istintiva è congelarsi. Se sei circondata da quattro bestioni che intendono zomparti addosso, magari puoi cercare di ribellarti – e buona fortuna – oppure puoi scegliere di assecondare e sopravvivere. Una lunga, esaustiva spiegazione da parte della professoressa. Poi Cretino, dandoci una personalissima interpretazione di violenza sessuale, arguisce che, dopotutto, alla donna della foto è andata bene, sono dei bei ragazzi.
Ah beh, certo. Chi non sogna di essere stuprata da un gruppo di aitanti bestioni oliati? C'è la coda, proprio. Ora, tralasciando gli auguri che gli porto di carcere, saponette cadute e compagni di cella superdotati, andiamo avanti. Questo era solo per far capire quanto spesso accade che un essere umano di sesso maschile, circondato da donne, nel mezzo di un percorso di studi umanistici, possa comunque rivelarsi un demente sotto questo punto di vista.
Ad ogni modo, il libro di cui intendo parlare ci è stato presentato durante questo corso di sociologia. S'intitola 'Questioni di Genere', edito dal Mulino e l'autore è Robert W. Connell. Tra l'altro la mia esimia professoressa ne ha scritto l'interessantissima prefazione. Lo consiglio caldamente a chiunque sia interessato all'argomento, perché ne parla in toni assolutamente comprensibili da qualunque lettore (tranne che da Cretino) anche se non ha mai svolto studi sociologici e riporta una serie di aneddoti illuminanti, stime e studi assai variegati.
Ad esempio, io ho trovato straziante e illuminante il saggio 'Gender Play', di Barry Thorne, su come vengono vissuti i generi sessuali durante le scuole elementari. La differenza delle aspettative da parte degli insegnanti, i momenti in cui bambini e bambine giocano separatamente o addirittura gli uni contro le altre, quel triste momento in cui il bambino impara a sentenziare e la bambina a subire.
E poi la storia dei movimenti femministi, come si sono susseguiti, come sono stati accolti o osteggiati. Le donne nel lavoro, il famoso 'soffitto di cristallo', statistiche che fanno rabbrividire, studi falsati su una supposta supremazia maschile.
Una cosa che mi è rimasta molto impressa è come sia stato ribaltato un vecchio assioma. Ebbene, gli uomini non sono al potere perché resi più aggressivi dal testosterone. Sono le posizioni di potere a determinare un aumento nella produzione del testosterone.
E ancora, la nascita degli studi scientifici di genere, la comunità scientifica che accetta l'uguaglianza e un lato minoritario della stessa – spesso per nulla scientifico, eppure molto più incidente – che si cristallizza su improbabili spiegazioni delle – poche – differenze riscontrate.
Avrei voluto parlare di più di questo libro, ma purtroppo si trova in terra straniera con mia sorella. Sigh. Perciò, giusto per non incappare in grossolani errori, mi fermo qui.
Questo è il mio primo post dedicato alla festa della donna, che ripudio. Non dovrebbe essere una festa. Cosa c'è da festeggiare? Se fosse una 'Giornata della donna' sarebbe tutta un'altra cosa. Vorrei dibattiti nelle scuole, programmazioni televisive tematiche, commemorazioni storiche di tutto ciò che le donne hanno subito nella storia, riflessioni sull'uguaglianza e perché tarda così tanto ad arrivare. Non raccontiamoci cavolate, se fossimo in condizione di parità non avremmo tutte queste donne massacrate nei telegiornali, né dementi che ad ogni stupro saltano su col caro vecchio 'Se l'è cercata, aveva la minigonna'. Tralasciando il fatto che questi crimini hanno smesso da un po' di fare notizia e vengono riportati solo i casi più eclatanti. Yeeee. Buona festa, eh.