L'America contro Winkie

Beh, con la prima recensione si è scherzato. Più o meno. Adesso, con la maledizione di una coinquilina urlante a pochi metri di distanza e la consapevolezza dello studio che sto evitando – e a cui mi darò dolorosamente appena scritta questa umile recensione – mi accingo a parlare di cose più serie.
La domanda che mi ha perseguitato per ore è: di che libro parlo adesso? Perché dopo 3msc, deve proprio essere qualcosa che merita e allo stesso tempo deve essere qualcosa di non molto famoso, così posso fingere di essere una che ne sa a pacchi. Qualcosa di originale, non inflazionato, bizzarro.
La scelta è alla fine ricaduta su Winkie, opera d'esordio di Clifford Chase, edito da Einaudi.
Ho deciso che d'ora in poi ad ogni recensione cercherò di rispondere ad alcune domande, per poterlo analizzare in modo più preciso, sotto i vari aspetti che giudico più importanti.
Com'è la trama? Ha una sua logica che funziona? Come sono i personaggi? Agiscono in modo coerente rispetto alla loro caratterizzazione o solo in modo funzionale alla trama, perché venga portata avanti come vuole l'autore?
Iniziamo dalla trama.
Il libro inizia con il protagonista, Winkie, un orsetto di pelouche dall'identità sessuale ambigua (essendo un orsetto di pelouche, è assai difficile distinguere) che viene arrestato. Al momento dell'arresto si trovava nel capannone sperduto in un bosco di un criminale, un bombarolo psicopatico. Trovandosi in un luogo del genere, viene accusato di essere lui stesso il delinquente. C'è un punto molto importante, in queste prime pagine, in cui un poliziotto esita, si chiede come sia il caso comportarsi con un orsetto di pelouche che si muove e parla e dopo attimi di smarrimento e mille indugi, decide che è un sospettato come tutti gli altri e così deve essere trattato. Essendo stato colpito da un proiettile, Winkie viene poi sottoposto ad una serie di esami assurdi dagli esiti sconcertante ai quali si deciderà di comune accordo di non dare peso (battito cardiaco inesistente, pressione sanguigna nulla) e portato in ospedale, dove incontrerà un'infermiera che diventerà anche sua amica, Françoise. In seguito vengono alternati i ricordi di Winkie – quando il suo nome era ancora Marie e non poteva muoversi né parlare – e dello stato di impotente contemplazione in cui è rimasto per decenni - con il processo che segue al suo arresto e all'incubo della sua vita in carcere. Winkie è un orso di pezza vivo, per questo un mostro, per questo un aborto inspiegabile della natura e per questo verrà caricato di centinaia di reati improbabili (stregoneria, atti osceni, terrorismo...) che risalgono anche a secoli prima.
Per me, la trama è assolutamente originale, bizzarra, assurda e incredibilmente ben supportata. Il mondo continua a muoversi per una sua strana logica che porta al paradosso, ma è a suo modo del tutto credibile. Non è un caso che lo scrittore viva in America, né che questo libro sia stato scritto dopo l'11 settembre, durante il governo di Bush, una breve epoca di psicopatia sociale in cui tutti erano sospettabili e i siti di protesta venivano oscurati con messaggi cupi e minacciosi da parte di chissà quale organo del governo stesso. Credo che sia proprio questo contesto sociale ad aver non solo ispirato Chase, ma anche ad aver decretato il suo successo. La protesta implicita alla follia americana è stata sicuramente un'ottima spinta promozionale.
I personaggi. Io credo che funzionino. Quelli importanti sono pochi e ottimamente delineati, sempre fedeli a loro stessi nelle loro reazioni e nelle loro riflessioni, dall'impacciato avvocato Disfavittorie, alla coraggiosa infermiera Françoise. Da questo punto di vista è un libro privo di forzature, i personaggi si comportano in modo coerente rispetto al loro carattere e alla loro storia e la trama va avanti fluidamente senza che il comportamento di qualcuno debba venire costretto ai fini della storia. Il che, per me, è il punto più importante. Sono molto credibili e ben strutturati anche i personaggi di sfondo, come i testimoni e gli accusatori di Winkie, che compaiono unicamente per incriminarlo per un qualche assurdo resto, per poi scomparire. Apprezzo molto la cura con cui sono stati disegnati, nonostante non fossero singolarmente importanti.
Lo stile. L'ho trovato scritto molto bene, lo stile giusto per la storia che va a raccontare. Sferzante in alcuni punti, asciutto in altri, a volte poetico. In sintesi, mi è piaciuto molto.
In definitiva, un libro che merita. Non rivelo la fine, né spiegherò che cosa ci faceva Winkie nel capanno del bombarolo. Dico solo che Chase ha una fantasia fervida e un po' malata. E aggiungo che Winkie è proprio il suo orsacchiotto. L'autore stesso compare come testimone al processo. Ma non rivelerò altro.
Buona lettura :)